La velocità di caricamento non è più un vezzo tecnico: è uno dei fattori chiave che incidono su
user experience, posizionamento SEO e, nel caso di un e-commerce, in modo diretto su
tasso di conversione e fatturato. Un sito lento perde visitatori, vendite e autorevolezza.
Per misurare e migliorare le performance esistono diversi strumenti, ma il punto di partenza più noto è
Google PageSpeed Insights (spesso chiamato “Google Speed” o “Google Speed Test”).
In questa guida vediamo:
- Come funziona Google PageSpeed Insights e cosa significano davvero i punteggi.
- Perché è importante per SEO ed e-commerce.
- I limiti dello strumento e gli errori più comuni di interpretazione.
- Le migliori alternative e tool complementari: GTmetrix, WebPageTest, Pingdom e altri.
- Una strategia pratica per usare questi strumenti in modo intelligente (non dogmatico).
Cos’è Google PageSpeed Insights e cosa misura davvero
Google PageSpeed Insights (PSI) è un tool ufficiale di Google che analizza una pagina web e restituisce:
- Un punteggio da 0 a 100 per mobile e desktop.
- Dati sulle Core Web Vitals (come LCP, INP, CLS) basati sia su test simulati (Lighthouse)
che, quando disponibili, su dati reali degli utenti (Chrome UX Report). - Un elenco di opportunità di miglioramento (compressione immagini, caching, minificazione, ecc.).
Dalla versione v5 in poi, PSI utilizza il motore di Lighthouse e integra dati del
Chrome User Experience Report, offrendo una vista combinata su laboratorio e mondo reale.
Core Web Vitals in breve
- LCP (Largest Contentful Paint): quanto tempo impiega l’elemento principale della pagina a caricarsi in modo visibile.
- INP (Interaction to Next Paint): misura quanto sono reattive le interazioni dell’utente.
- CLS (Cumulative Layout Shift): quanto il layout “salta” durante il caricamento.
Google utilizza queste metriche come parte del Page Experience, che influisce sul ranking:
non sono l’unico fattore SEO, ma diventano determinanti quando due siti competono ad armi pari su contenuti e link.
Perché Google PageSpeed Insights è fondamentale per un e-commerce
Per un e-commerce, la velocità incide direttamente su:
- Tasso di abbandono: ogni secondo in più può aumentare la probabilità che l’utente chiuda la pagina.
- Tasso di conversione: pagine prodotto e checkout veloci = più ordini conclusi.
- SEO: migliori performance aiutano a competere su SERP affollate (settori moda, tech, auto, ecc.).
- Mobile-first: molti acquisti avvengono da smartphone su reti non perfette.
Un punteggio alto su PSI non garantisce vendite automatiche, ma è spesso un ottimo indicatore che:
le pagine sono leggere, stabili, reattive e quindi più “convertenti”.
Cosa NON devi fare con PageSpeed Insights
- Non inseguire l’ossessione del 100/100 sacrificando design, UX o funzionalità essenziali.
- Non prendere ogni warning come dogma: va contestualizzato (es. tool di tracciamento, script di pagamento, A/B test).
- Non valutare un sito solo da un test singolo: serve una visione continuativa.
Limiti di Google PageSpeed Insights
Per quanto sia uno strumento ufficiale e imprescindibile, ha dei limiti:
- La simulazione utilizza condizioni standardizzate (device, rete, ecc.): utili ma non sempre aderenti al tuo pubblico reale.
- I suggerimenti sono tecnicamente corretti, ma non sempre economicamente o strategicamente prioritari.
- Non offre nativamente un sistema avanzato di monitoraggio continuo del tuo sito o di molte pagine in parallelo.
Per questo è essenziale affiancarlo ad altri strumenti che offrano:
test multipli da varie location, waterfall dettagliate, filmstrip, alert, real user monitoring.
Le migliori alternative (e complementi) a Google PageSpeed Insights
Parlare di “alternative” a Google Speed è riduttivo: in realtà parliamo di una
cassetta degli attrezzi in cui PageSpeed Insights è il punto di partenza,
e altri tool ti danno profondità, storicità e diagnosi ancora più precise.
1. GTmetrix
GTmetrix combina Lighthouse con analisi avanzate e report molto leggibili.
Offre:
- Punteggi di performance e struttura con dettagli tecnici sui colli di bottiglia.
- Waterfall delle richieste (chi carica cosa, in che ordine, con che peso).
- Test da varie location, browser e dispositivi (più ricco nei piani PRO).
- Storico delle performance, alert e monitoraggio programmato.
È ideale per sviluppatori e web agency che vogliono capire “perché” una pagina è lenta e
non solo quanto lo è. :contentReference[oaicite:2]{index=2}
2. WebPageTest
WebPageTest è uno degli strumenti più completi e granulari:
- Test da diversi Paesi, browser e connessioni.
- Filmstrip e video del caricamento per vedere visivamente come si comporta la pagina.
- Analisi dettagliata su Core Web Vitals, caching, compressione, CDN, terze parti, ecc.
- Funzionalità di monitoraggio e API per integrare i test nei workflow CI/CD.
È perfetto per chi vuole un’analisi “da chirurgo” sulle prestazioni, soprattutto su progetti complessi o enterprise.
3. Pingdom Tools
Pingdom è noto per il monitoraggio di uptime, ma offre anche test di velocità e
Real User Monitoring:
- Controllo costante della disponibilità del sito.
- Report su tempi di risposta, aree geografiche, risorse lente.
- Alert in tempo reale se qualcosa va storto.
Risulta utile per chi gestisce e-commerce dove ogni minuto di down significa perdita di ordini
e vuole un quadro continuo di stabilità + velocità.
4. Lighthouse (Chrome DevTools)
Lighthouse è il motore dietro PageSpeed Insights ed è integrato in Chrome DevTools.
Da lì puoi:
- Lanciare audit locali su performance, SEO, accessibilità e best practice.
- Testare versioni in sviluppo prima della pubblicazione.
- Iterare rapidamente senza passare sempre da strumenti esterni.
È la scelta ideale per lo sviluppatore che vuole verificare in tempo reale l’impatto di ogni modifica.
5. Altri strumenti utili
- CDN analytics (Cloudflare, ecc.): per capire caching, geolocalizzazione e migliorare la distribuzione.
- Strumenti di APM (Application Performance Monitoring) per siti molto complessi.
- Log server + analisi per verificare lentezze lato backend, database o plugin.
Google Speed vs alternative: come leggere (bene) i risultati
Errore classico: confrontare PageSpeed Insights, GTmetrix, WebPageTest e Pingdom
come se fossero oroscopi diversi. In realtà:
- Ogni tool usa metodologie, location, device e metriche leggermente diverse.
- I numeri non coincidono al millisecondo (ed è normale).
- Ciò che conta è cogliere i pattern ricorrenti: richieste lente, immagini pesanti, JS blocccante, ecc.
Il consiglio pratico:
- Usa PageSpeed Insights come riferimento SEO + Core Web Vitals.
- Approfondisci con GTmetrix o WebPageTest per diagnosi tecnica.
- Attiva Pingdom o strumenti simili per uptime e monitoraggio continuo.
- Ripeti i test dopo ogni modifica importante (nuovo tema, plugin, script di tracking, ecc.).
Come migliorare davvero la velocità del tuo sito o e-commerce
Conoscere i tool non basta: bisogna trasformare i report in azioni concrete.
Ecco una checklist pratica, pensata soprattutto per e-commerce in WordPress/WooCommerce, Shopify, custom PHP e simili.
1. Ottimizzazione immagini
- Usa formati moderni (WebP/AVIF dove possibile).
- Riduci le dimensioni: niente foto da 4000px per una card prodotto da 400px.
- Lazy load per le immagini non above the fold.
2. Cache e CDN
- Attiva una cache pagina (plugin o configurazione server).
- Usa una CDN per servire contenuti statici da nodi vicini all’utente.
- Imposta correttamente gli header di caching.
3. Pulizia di script e CSS
- Rimuovi plugin superflui e script non usati.
- Combina e minifica quando ha senso (senza rompere funzionalità).
- Carica JS non critico in
deferoasync.
4. Backend e database
- Hosting adeguato: un e-commerce non può stare su un hosting da pochi euro sovraffollato.
- Ottimizza query e indice il database.
- Limita le chiamate esterne lente (API, script di terze parti).
5. UX e priorità visive
- Dai priorità a ciò che l’utente deve vedere subito (above the fold).
- Evita pop-up e overlay invasivi che rallentano il rendering iniziale.
Ogni intervento dovrebbe essere misurato: testa prima e dopo con PageSpeed Insights e uno degli strumenti
alternativi per verificare l’effetto reale su tempi, punteggi e stabilità del layout.
Strategia consigliata: stack “intelligente” di strumenti
Per un sito professionale o un e-commerce, una strategia efficace potrebbe essere:
- PageSpeed Insights: controllo di riferimento su mobile/desktop e Core Web Vitals.
- Lighthouse in DevTools: test rapidi in fase di sviluppo.
- GTmetrix/WebPageTest: analisi avanzate su pagine chiave (home, categoria, prodotto, checkout).
- Pingdom o simili: uptime + monitoraggio nel tempo.
In questo modo:
- Hai la visione SEO (cosa vede Google).
- Hai la visione tecnica (dove si inceppa il caricamento).
- Hai la visione reale (come lo vivono gli utenti nel tempo).
Conclusioni: Google Speed è un inizio, non un verdetto
Google PageSpeed Insights è uno strumento imprescindibile, ma non è un giudice assoluto.
Serve a capire se stai offrendo un’esperienza veloce e stabile, se sei in linea con le aspettative di
Google e degli utenti e se ci sono problemi evidenti da risolvere.
Le alternative come GTmetrix, WebPageTest, Pingdom e Lighthouse non sostituiscono PSI:
lo completano, permettendoti di passare dal “numerino” al perché e al come migliorare.
Se gestisci un e-commerce, l’obiettivo non è solo un 90+ verde:
è ridurre gli abbandoni, velocizzare il checkout, aumentare le conversioni
e dare ai tuoi utenti la sensazione che il tuo brand sia affidabile, moderno e curato.
